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Roberto Locatelli: “La prima vittoria con Canet e Fantic, un Luna Park di emozioni”

LOCA’S IN(side)LAP – Roberto Locatelli apre la serranda del box Fantic Racing e ci fa rivivere la straordinaria vittoria di Aron Canet al GP del Portogallo, il primo successo per il campione del mondo della 125 del 2000 in veste di team manager.

 

L’emozione del podio, un Luna Park

“L’ho vissuto nove volte come pilota ma a vincere per la prima volta come team manager mi sono sentito come un bambino al Luna Park. Ho visto il mio Walt Disney – vivere il podio e guardare il mio pilota commuoversi durante l’inno nazionale è stato un colpo di emozioni. Parte a tutti un film mentale”, racconta Roberto Locatelli con gli occhi che si illuminano ripensando al trionfo di Aron Canet al GP del Portogallo, la sua prima affermazione in Moto2 che l’ha portato in testa al mondiale, ad appena la sua seconda gara con il team Fantic Racing. 

Un’emozione fortissima anche per il suo team manager “Loca”, campione del mondo della classe 125 nel 2000 e vincitore di nove GP. “Tocchi con un dito un qualcosa che ti fa sentire invincibile. Non dura troppo però camminando dal nostro muretto box, mentre tutti correvano, io ho rallentato per rendere quel momento il più lungo possibile. Mi ricordo ancora quando ho vinto il mondiale in Giappone e ho fatto un giro d’onore rallentando per poter vivere quell’emozione più a lungo. L’ho rifatto a Portimao per Aron Canet. È stata un’emozione veramente forte, con Aron che non aveva mai vinto una gara in Moto2, con Fantic che mi ha affidato il ruolo di team manager – e ci siamo ritrovati a vincere la seconda gara della stagione. Mi sono sentito vittorioso insieme a loro, fa parte delle mie vittorie. C’è stata anche un po’ di pressione per il risultato sfuggito alla prima gara – e questa pressione tu non la devi affatto far uscire dai tuoi occhi e dalla tua pelle perché devi toglierla al pilota. È un po’ come essere un padre con i figli. Per me Aron Canet oggi è il mio figlio sportivo.”

 

Quando il box diventa casa, la famiglia Fantic Racing

“Ho visto in Aron molto talento, un pilota con una dote gigantesca di velocità ma un modo istintivo da ragionare non ancora troppo perfetto. Abbiamo lavorato molto per creargli una condizione psicologica di gruppo, di Fantic, dove entri in una casa che senti tua. Siamo riusciti a vincere già alla seconda gara perché Fantic non è partita dal Gran Premio del Qatar. Fantic è partita dal test del lunedì dopo l’ultimo GP della stagione 2023 a Valencia”, sottolinea Locatelli.

“Ho bisogno del 100% da parte di tutti, dal pilota ma anche da chi fa un lavoro dietro le quinte, e Fantic ci ha consentito di esprimere il nostro potenziale. Questo ci ha portati a raccogliere una vittoria quasi calcolata. Ci è sfuggita in Qatar per un nostro errore di valutazione nella scelta della gomma. Ci siamo messi più in riga in Portogallo e Aron Canet ha fatto quello che sa fare – vincere. Aron ha vinto insieme a Fantic e Fantic ha vinto insieme a lui.”

 

L’esplosività di Canet che ricorda Casey Stoner

“La differenza che secondo me abbiamo a nostro favore è il miglior pilota Moto2, istintivamente, se lo metti sulla moto mi fa ritornare in mente Casey Stoner”, afferma Locatelli ricordando il fuoriclasse australiano, due volte campione del mondo di MotoGP, con cui ha condiviso il box nella stagione 2005. “Siamo stati compagni di squadra e, quando c’erano le qualifiche il venerdì e il sabato, il suo tempo del venerdì rimaneva in cima alla classifica anche al sabato. Era un’esplosività sportiva di performance fuori misura. Non dico che è uguale, però mi ricorda questo. Ci sono delle somiglianze nei piloti – anche nella vita, nel lavoro, in tutto quello che facciamo – Aron, nel suo modo di esprimere la sua velocità, assomiglia a Casey Stoner. Me ne sono reso conto da quando ho incominciato a lavorare insieme a lui, da quel primo giorno famoso dopo il Gran Premio di Valencia 2023.”

“Aron è molto esplosivo e questa sua esplosività va controllata. Mi sembra che stia facendo vedere che riesce a gestirla. È un suo traction control, non è un bottone elettronico ma un bottone psicologico. Se riesce sempre ad attivarlo al momento giusto è facile che si giri intorno a quello che è la posizione di Portimao.”

 

La ricerca della ricetta perfetta in stile MasterChef 

“Adesso mi rendo conto che bisogna mettere una virgola, senza finire questa frase perché questo lungo discorso dura fino a novembre. Abbiamo appena fatto due gare, bisogna ripartire per fare sempre un buon lavoro per ottenere il massimo. Io faccio un esempio semplice, è come MasterChef. Abbiamo gli ingredienti uguali a tutti, come lo cuciniamo noi può essere meno buono o più buono. Quindi dobbiamo essere bravi noi a fare un buon lavoro con un ingrediente che tutti hanno.”

“Dopo, che vinca il migliore”, sorride Locatelli. “Quando qualcuno lavoro bene ti può anche battere, noi però vogliamo lavorare bene per battere tutti gli altri. Non si possono vincere tutte le gare ma essere sempre tra i protagonisti insieme agli altri, quello sì. Vogliamo dare sempre il nostro massimo e mettere un tassello dopo l’altro su un muro molto lungo – ma non è una muraglia cinese, abbiamo gli attrezzi per costruirlo e possiamo realizzarlo. Lavoro con questo spirito qui in Fantic, andiamo in Texas con questo spirito e vogliamo andare fino a Valencia con questo spirito.” 

 



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